lunedì 16 marzo 2015

Il viaggio di una vita

Oggi ci tengo a raccontare un viaggio, ma uno particolare. Il viaggio di una vita, quella di un mio caro amico. Il suo viaggio non è ancora terminato, ma purtroppo inizia ad essere stanco e forse è così che accade, ti stanchi e decidi che hai viaggiato per troppo tempo e che è ora di fermarsi. Acs, un pitbull di dodici anni, è l'amico di cui voglio parlarvi.


Un amico a quattro zampe, ma più fedele di quelli a due. Sempre pronto a perdonarmi, senza mai farmi pesare i miei errori. Sempre pronto a dare affetto e a strapparmi un sorriso. Mi ha regalato l'unica cosa che conta davvero a questo mondo, cioè l'amore e in cambio non ha mai chiesto niente. Dodici anni l'uno accanto all'altro, ho dato quasi per scontato la sua presenza, perchè dodici anni sono tanti anche per noi essere umani, ma per lui sono ancora di più...circa ottantanove anni a sopportarmi. Ora vederlo star male non può che spezzarmi il cuore, come se me lo trafiggessero con un tizzone ardente ogni volta che lo guardo negli occhi e mi rendo conto che non posso far niente per alleviare il suo dolore. Tumore al fegato, questo è stato l'esito degli esami. Questo è il male che gli sta provocando l'atrofia muscolare e che gli ha già causato un versamento addominale. Questo è l'altro male che mi porta via per l'ennesima volta un amico a quattro zampe. 

Io voglio ricordarlo per quello che è sempre stato, non per come lo sta riducendo la malattia, ma soprattutto vorrei trovare un modo per ringraziarlo di questi dodici anni che mi ha regalato e lui lo sa quanto bene gli voglio, lo capisce più di tutti, forse più di me, ma sono io ad aver bisogno di urlarlo al mondo.






















Lettera a un amico

Ero appena una ragazzina la prima volta che ti incontrai e neanche sapevo che quel pomeriggio saresti tornato a casa con me.  Rileggendo il diario che scrivevo in quel periodo ho trovato un pezzo datato 14 giugno 2003, in cui racconto proprio del tuo arrivo. Ricordi? Stavo mangiando un gelato e sapevo soltanto che dovevamo incontrare una collega di lavoro di papà, che avrebbe portato anche il suo cucciolo. Niente di strano, non dubitavo nulla. Ricordo che quando ti vidi pensai che eri veramente buffo con quella testolina piccina tutta rugosa. Carino, ma buffo. Ci lasciarono insieme con la scusa che non potevi entrare nel bar e passeggiammo. Mi eri tanto simpatico, un cucciolo strano che non voleva coccole in quel momento, ma preferiva annusare tutto. Pensai che sarebbe stato bello averti con me e poi mi chiesero se ti avessi voluto. Quella si che fu una domanda assurda, cosa voleva dire? Chi è che porta il proprio cucciolo a fare una passeggiata  e poi lo offre a una ragazzina? Si, credevo mi stessero prendendo in giro e invece no. Ti avevano portato lì per me, ma non credo di essere stata io a sceglierti. Sei tu che hai scelto me, hai scelto di darmi fiducia e hai scelto di amarmi.
Pestifero come non pochi, sempre pronto a mangiare qualcosa anche di non commestibile, ma adorabile e irresistibile. Così hai iniziato a lasciare il segno nella mia vita e anche su un paio di automobili. Hai viaggiato, nel vero senso della parola, Torino - Eboli, dodici ore di auto e sei stato fantastico. Hai conosciuto uno dei luoghi estivi della mia infanzia, hai mangiato la guarnizione del bagagliaio di papà, che ti avrebbe ucciso! Ti sei fatto venire il mal di pancia nell'auto di mamma e omettiamo i dettagli! Hai iniziato presto a correre dietro ai polli e ai gatti e ho capito che il guinzaglio sarebbe diventato indispensabile, anche se non ha prezzo ricordarti mentre cercavi di acchiappare le galline del vicino. Hai scavato buche nel cemento per nascondere i panini e abbiamo scoperto la tua più grande abilità, scavalcare qualsiasi tipo di recinzione!


Sei cresciuto e sei diventato un cane bellissimo, con quegli occhi dolci e quel naso rosa. Sempre vivace e pronto a fare pasticci. La pompa rosicchiata, la cuccia con il buco all'interno che ti ostinavi a scavare ogni volta che l'aggiustavamo, i giochi rosicchiati e i poveri ricci che si trasformavano nel tuo spuntino di mezzanotte. Persino qualche anno fa, quando ormai eri un cane adulto e saggio, hai voluto ricordarci chi eri e hai impresso i tuoi denti sulla targa dell'auto nuova!


Sempre pronto a giocare, leccarci e travolgerci e anche quando hai conosciuto per la prima volta Stefano, ti sei mostrato per quello che sei, un amico fantastico e insieme tutti e tre ci siamo divertiti. Non dimenticherò mai come scappi appena iniziano a cadere due gocce d'acqua e non potrò mai dimenticare il tuo testone che si gira per leccare il veterinario mente ti controlla il cuore. La realtà è che io non potrò mai dimenticarti. Sei una parte di me e lo sarai per sempre.




Ho scritto questo articolo  mentre lottavi e non ho avuto il coraggio di pubblicarlo. Poi ti sei aggravato e a quel punto era più importante stare accanto a te, non c'era tempo per queste cose. Poi ti ho dovuto lasciare andare, in un giorno di sole che annunciava l'arrivo della primavera. Solo ora dopo due settimane, ho deciso di pubblicarlo. Mi manchi tanto amico mio!